lunedì 25 aprile 2011

Piccoli Hammondisti crescono

Cari amici ed ascoltatori.....Paolo Negri, in arte Paolo "Apollo" Negri (Casalpusterlengo, 1979), è un pianista italiano, specializzato nell'uso dell'organo hammond. Inizia la sua carriera nel 1992 nei Nice Price un trio Rock psyco-progressivo in cui suona principalmente l'organo Hammond, ma anche strumenti caratteristici del genere come il Moog o il sintetizzatore; con loro registrerà un mini-album e parteciperà alla realizzazione di alcune compilation.

Nel 1997 dopo lo scioglimento dei Nice Price entra a far parte dei Link Quartet, un gruppo piacentino capitanato da Tony Face, e con i quali realizzerà ben 3 album musicali, parteciperà a numerosi festival europei e a due tour americani. Nei primi anni 2000 entra a far parte anche dei Wicked Minds, una heavy progressive band, con i quali realizzerà 3 album e parteciperà ad un tour europeo.

Si esibisce insieme a John Belpaese all'Arezzo Wave Festival del 2001 come opening act di Max Gazzè, e negli anni successivi partecipa alla registrazionedi di album come "Fasten Seat Belt" di Ray Daytona and Googoobombos, con i quali fece anche un tour, e di Party on! dei Titty Twisters Orchestra. Inizia da qui una lunga serie di collaborazioni tra cui quella con Paola & Chiara, in una versione del singolo Cambiare pagina, e con altri artisti del panorama undergorund come Dave Masoch, insieme al quale formerà i Modulo 5 e i Low Fidelity Jet-Set Orchestra, o il chitarrista Dave Wilkinson co-fondatore dei Fred Leslie's Missing Link. Nello stesso periodo formerà insieme a Cyril Jean e Mario Janser un progetto musicale chiamato The Futuro Seven e realizzerà due EP per la Hammondbeat Records.

Da solista ha collaborato con Massimo Paparella, con il quale ha registrato l'album "Stack 'em High", e con la cantante folk-jazz Teresa Reeves-Gilmer per la realizzazione dell'EP "Paparazzi/A Blues for Me". Nel 2007 esce il suo primo album solista "A Bigger Tomorrow", prodotto dalla Hammondbeat Records, seguito dal singolo Applecore. La proposta odierna è il suo secondo lavoro da solista, "The Great Anything", uscito nel nel gennaio 2010......HERE....zero
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Cari amici ed ascoltatori.......
"Phuturistix" è un progetto inglese di un duo di musicisti Zed Bias e DJ Injekta (Dave Jones e Sefton Motley) che opera nel genere broken beat, questo "Feel it out" CD del 2003 per la Hospital Rec. è il loro debutto dopo un paio di EP.....qualche feuturing di spicco, vedi Atjazz e qualche voce femminile con tendenze al soul, e le 14 tracce dell'album scivolano via....qualche pezzo, indubbiamente piu' radiofonico, attirera' l'attenzione di qualche avventuroso Dj,..... in ogni caso da ascoltare.....HERE.....enjoy ...zero

mercoledì 20 aprile 2011

italia sperimentale....

Cari amici ed ascoltatori....mi capita a tiro questo dischetto niente male, di due Italiani il primo con Lo pseudomino di Fabio Fabor (Fabio Borgazzi) musicista tastierista compositore arrangiatore.....e sperimentatore ha compiuto 90 anni da poco, il secondo, armando Sciascia, violinista, musicista e produttore (fondo' la label milanese "Vedette" e altre sotto label) si unirono nel lontano 1972 per questo vinile out of print, e molto di nicchia.....che sia elettronica sperimentale free jazz, cosmic o space jazz lo lascio decidere a voi cari amici....rimarchevole è la data di questa produzione italiana molto fuori dagli schemi e anticipatrice di tutto quel movimento elettronico che stava per fiorire; pubblicata per la parigina "Musique Pour L'Image" numero di catalogo 38 la potete gustare HERE....zero
Per Audiofili e collezionisti

mercoledì 13 aprile 2011

La cantante degli Incognito


Cari amici ed ascoltatori...disco della maturita', artistica intendo...,da parte di Maysa, la ragazza di Baltimora strada ne ha fatta dai tempi degli Incognito....e la sua personalita' è andata, con il tempo, affinandosi nel difficile campo del soul\jazz....qualcuno l'avvicina a Sade, forse per la sua inconfondibile voce soulfull, capace di atmosferizzare....beh questo "Metamorphosis", datato 2008, suo settimo lavoro da solista è un po' il risultato di quel percorso artistico iniziato quasi una trentina d'anni fa come cantante degli "Incognito"...tutto da gustare per una serata smooth....enjoy here .......zero

lunedì 11 aprile 2011

Frutti del passato

Cari amici ed ascoltatori.....
rap e Jazz, pensare siano due cose distinte e separate è uno degli errori più ricorrenti. Pensate quanta gente si è espressa con questi due linguaggi. Il disaggio sociale, i sobborghi, la vita notturna, i sogni infranti precocemente e la luce della ribalta sempre più fioca sino a svanire. E’ così per tutto, certo, ma suoni e parole così preziosi e indissolubili creano un aspetto oserei dire magico. Allora chi sono i Jazz Liberatorz? Altro non sono che Dusty, Madhi e Damage. Tre produttori-musicisti del piccolo comune francese Meaux. Conoscitori di suoni derivati e continentali. Creatori di melodie testimoniate in anni di musica black. Il ritmo è stato formato, gli intenti ci sono, manca solamente metterli in pratica e scegliere la giusta attitudine per dare al tutto una conformazione. Per capirci meglio basta spostarci più ad ovest, in America precisamente, dove alcuni artisti prettamente underground praticano altri linguaggi, come il Rap, il Soul o il Funky. Si sceglie un punto di contatto e la fusione è completa. Ma non basta avere buoni propositi, bisogna anche avere un manifesto. Ovvero, questa fusione a cosa serve, per quale scopo esiste? Forse intelligentemente, forse bisogna crederci veramente, comunque sia il tutto viene dedicato all’era d’oro dell’ Hip Hop. Testimoniato dai continui riferimenti a nomi storici o comunque generazionali quali KRS-One, Rakim, Big Daddy Kane, Lauryn Hill, Talib Kweli, DJ Hi-Tek, Marley Marl, Madlib, Oh No, West Coast in generale e via discorrendo. Quello che viene fuori è “Clin D’oeil”, ovvero una strizzata d’occhio, simbolo di ammiccamento, come voler dire “guarda come li stupiamo!”. Ogni traccia non è staccata dal contesto, l’unità è il punto forte. La bravura degli artisti e la loro caparbietà è un altro punto essenziale. A disposizione dei tre produttori vi sono un gran numero di musicisti, che si districano fra sonorità eccellenti e chiare. Così tecnologia e strumentale tipica si mischiano dando inizio ad un insieme, sampler e piano forte sembrano dialogare e ad intromettersi ci pensano le voci umane. Sofisticate, dure, porose o accattivanti, ce né per tutti i gusti. Harlem, Queens, Baltimora, ma l’intento è sempre quello, esaltare ciò in cui si crede. Attraverso immagini bianco e nero, luci soffuse, locali notturni e periferie sporche. Tutto incentrato nella storia, non quella studiata a scuola, ma quella che si crea ogni giorno, mentre noi svolgiamo la nostra vita e qualcuno, chissà dove, ha posto radici per un suono secolare......HERE....zero

Having fun...


Cari amici ed ascoltatori....facendo seguito al post dedicato a Metal Machine Music del beneamato Lou Reed, finalmente riesco a trovare il link di questo orrore a 33 giri......Il disco è unico nel catalogo di Elvis in quanto non contiene nessuna canzone: è unicamente composto da spezzoni parlati di Presley durante i concerti registrati nello spazio tra un brano e l'altro. Principalmente si tratta di Elvis che si diverte a scherzare con i membri della sua band e con il pubblico e a fare battute di vario genere.L'album fu una trovata commerciale del manager di Elvis, il Colonnello Tom Parker. Inizialmente Parker fece uscire il disco per la sua etichetta di proprietà, la Box Car Records, e venduto esclusivamente ai concerti di Presley. In seguito l'album venne acquistato e pubblicato dalla RCA Records come un vero e proprio album live, con la sola avvertenza per i compratori consistente in una didascalia sulla copertina che diceva "A Talking Album Only" ("Album solo parlato") Sul retro di copertina Elvis è accreditato come produttore esecutivo del disco.Having Fun with Elvis on Stage è stato indicato come il peggior album in assoluto di Elvis Presley. I critici rock Jimmy Guterman e Owen O'Donnell, scrivendo il loro libro The Worst Rock and Roll Records of All Time nel 1991, giudicarono il disco in assoluto il peggior disco rock di sempre.

A tutt'oggi, il disco non è mai stato ristampato in formato CD.........HERE....zero

Maestro "G"

Cari amici ed ascoltatori....Alessandro Garofalo è un sicilianissimo (ma bolognese d’adozione) e precoce musicista, che come compositore, tastierista e arrangiatore ha alle spalle una collezione di collaborazioni da far invidia: partendo dai Sud Sound Sistem, passando attraverso Parto Delle Nuvole Pesanti, Teresa De Sio, Edoardo Bennato, per arrivare a DJ Rodriguez, Ohm Guru, Pastaboys, Black Mighty Orchestra, LTJ Xperience, Ninfa. Non c’è dunque da stupirsi se, già dal suo album di debutto, abbia deciso di fregiarsi di questo impegnativo nome d’arte, che peraltro non appare ingiustificato, vista l’estrema precisione e padronanza nella gestione delle orchestrazioni che traspare da subito. All’interno di questo “Coffee Connection” c’è un po’ una sintesi delle sue esperienze precedenti: innanzitutto una forte impronta jazz, con l’amore non nascosto per gli assoli non solo di piano ma anche di tromba, e quell’atmosfera soft tipica del lounge. Ma c’è anche la volontà di superarli. In questo senso, questo album lungo ben 16 tracce (ma senza annoiare) segue una sorta di percorso ben preciso: si parte da un lounge che se non fosse per la mancanza della tipica voce profonda potrebbe essere scambiato per Mario Biondi, si passa attraverso sonorità brasiliane di bossa nova e samba e si arriva addirittura all’incorporazione dell’elettronica e ad esperimenti che sfiorano altri generi, come la cover dell’inconfondibile “Sign Your Name” di Terence Trent d’Arby e addirittura un tocco di trip hop in “The Hunter”. Ne viene fuori un disco gradevole, molto curato, adattissimo come musica di sottofondo ma che non sfigura anche ad un ascolto più preciso e le cui orecchiabili melodie rimangono subito impresse e fanno inevitabilmente muovere il piede a ritmo.....enjoy HERE...zero

domenica 10 aprile 2011

....from Poland

Cezary Konrad - "One mirror...many reflections"
Cari amici ed ascoltatori....mi imbatto, quasi per caso, in questo dischetto niente male...lui e un polacco, batterista, compositore ed arrangiatore, questo è il suo primo CD e risale al 2000,accompagnato da un quintetto; Darek Krupa (guitars), Piotr Żaczek: (electric bass, fretless bass), Marek Podkowa (tenor sax, EWI), Leszek Możdżer (acoustic and electric piano), Zbigniew Jakubek (keyboards). Il sound mi ricorda un po' i tribal tech e anche i mitici yellow jackets....ma questi sono polacchi....quindi uno sarebbe portato a pensare ad un impostazione piu' standart....un sound tipicamente da oltre cortina....ma queste probabilmente sono vecchie distinzioni che dobbiamo superare......enjoy HERE....zero

Tracks.

01. Allan

02. House

03. 5 to 3

04. Wojtek

05. Berton

06. Bamboo…

07. …goes Hip

08. Palette

09. Finale Digression